mi taccio
Mi sono stancato di me.
Mi sono stancato di questa ostinazione.
Del voler dire un concetto che molto probabilmente è un concetto sbagliato.
Che forse non ha ragione d’essere.
Non ha ragione, poiché non viene “ragionevolmente” compreso.
Tuttavia voglio dirlo per l’ultima volta:
ci sono “percorsi” che portano a “prodotti” e poi c’è il “processo” che non pertiene né al percorso, né al prodotto. E questo processo ha a che fare in maniera importante con il concetto di improvvisazione (che non vuol dire “faccio un po’ quel cazzo che mi pare”).
Ma sicuramente mi sbaglio.
E dunque, da questo momento mi taccio.
Ma non prima d’aver intonato l’inno:
Qualunque cosa pensi puoi sempre chiamarlo “progetto”.
Qualunque cosa fai puoi sempre chiamarlo “evento”.
Qualunque cosa dici puoi sempre chiamarla “narrazione”.
Ieri sera ho invitato tre amici a cena,
in cucina ho quattro sedie… sold out!
Qualunque cosa pensi è un “progetto”.
Qualunque cosa fai è un “evento”.
Qualunque cosa dici è una “narrazione”.
(ad lib.)