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Una lettura del Woyzeck

UNA LETTURA DEL WOYZECK

 

 

Diciamo che il dire è sempre un tradimento del pensiero, il quale è già surrogato dell’illuminazione.

E diciamo che non c’è molto da dire: si tratta di una lettura.

 

Leggere per un pubblico significa rendere un testo immediatamente comprensibile,

significa, tra l’altro, operare una “riduzione e adattamento” (come si diceva un tempo).

La lettura è un’esercizio che costringe a marcare con profondità tutte le dinamiche ed i rapporti di forza esistenti tra i personaggi.

Per poter leggere è necessario affondare nella conoscenza del testo, indagare.

Dunque “lettura” è uno dei tanti strumenti per effettuare la cosiddetta analisi del testo.

E’ uno studio.

Vale forse la pena rilevare un dettaglio di estrema importanza :

un conto è legger letteratura, altra cosa è legger drammaturgia.

 

Ogni scelta è uno studio.

Ogni replica è una prova.

O almeno così dovrebbe essere.

 

Qualcuno, non ricordo chi, ha detto che la differenza fra la tragedia e il dramma consiste in quel che segue:

è tragedia quando gli uomini non possono in alcun modo cambiare il corso degli eventi,

dramma è ciò che avrebbe anche potuto essere evitato.

Ecco.

Nel Woyzeck svanisce l’algido tragico poichè si trasforma chimicamente nel sulfureo drammatico. Gli dèi precipitano dentro la terra e spaventano gli uomini semplici perché sono diventati “frà massoni”.

 

Il “Woyzeck” di Buchner è ispirato ad un fatto di cronaca accaduto in Austria nei primi dell’ottocento. Fu il primo caso processuale in cui si parlò di “capacità di intendere e di volere”.

Comunque, dopo tanto parlare, il fuciliere Friederich Johan Franz Woyzeck fu decapitato sulla piazza del mercato di Lipsia il 27 agosto 1824 (naturalmente per dare il buon esempio ai giovani).

 

 

Claudio Morganti.

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