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La quarta parete e il solito scafandro

 

 

 

 

Rilevo che ancora si disquisisce intorno a questioni di "quarta parete".

“Quarta parete si”, “quarta parete no”.

Forse il problema non è più teorico, forse (nel 2016 quasi 17) la questione è diventata di natura gastrica.

Qualche tempo fa scrissi “bombardare la quarta parete”, inefficace metafora guerresca, che come tutto ciò che è guerresco, è d’effetto ma non risolve niente.

 

Racconto una storiella.

 

Sono spettatore a teatro. Gli attori recitano un testo di, mettiamo, Pirandello. 

Dicono le loro battute, si impegnano nel provare a vestire panni di “personaggi”, sono anche bravi.

Improvvisamente si rivolgono al pubblico ed uno degli attori dice, per esempio: “ma lo sapete signori che ogni giorno nel mondo muoiono migliaia di persone a causa delle guerre?”. Un altro attore incalza “Lo sapete che solo stanotte, mentre voi dormivate sereni…” ecc. ecc.

 

Cos’è accaduto? E’ crollata improvvisamente la quarta parete?

Diciamo di si... formalmente... ma io, impoltronato ed intatto, che cosa ho sentito?

 

1) Gli attori non si sono rivolti a me (a noi), ma si sono semplicemente rivolti verso di me (di noi).

C’è stato cioè, un semplice “cambio”. Cambio di testo, di direzione e di modalità recitativa (da “pirandelliana” a “confidenziale”): un gioco da ragazzi per attori esperti e navigati.

 

2) Nessuna interruzione reale. Neanche per un attimo ho sentito che lo spettacolo poteva interrompersi davvero, nessuna frattura, nessun vuoto, nessun accadimento, niente di niente, solo un "cambio", facendo bene attenzione a lasciar lo spettatore ben riparato, senza eccessivo disturbo, senza scuotimento alcuno.

 

3) Solo una furba irruzione di tematiche contemporanee, che possano far dire al beato spettatore (beato perché ha facilmente capito l’operazione!), “beh, però mi ha fatto pensare”.

 

Ora, se gli attori si rivolgono VERSO il pubblico (e non AL pubblico) e le domande che porgono sono "testo" e cioè non prevedono né l’eventualità di una risposta né la (spaventosa? benedetta?) possibilità di una reale interruzione dello spettacolo, possiamo dire che sia accaduto qualcosa?

 

Ricordo la stranezza di questo tipo di situazione, fu rilevata da un perplesso Lehman, ormai già più di vent’anni fa, il quale ebbe a dire che da uno spettacolo dall’impianto “postdrammatico”, ne può anche risultare un lavoro dal sapore totalmente “drammatico”!

 

Ecco qua Ouroboros.

 

Il serpentello che torna sempre a mangiucchiare la propria coda! 

 

Qualcuno dice ma basta col teatro che parla del teatro! Evviva la quarta parete, ne auspichiamo il ritorno!

Ma se non se n’è mai andata! 

Il 90 per cento degli attori, quando entra in scena indossa automaticamente uno scafandro a chiusura stagna che gli impedisce qualsiai relazione reale con il circostante, altro che quarta parete! Che peraltro non c’è, perchè io sento perfettamente quello scafandro! 

Gli attori fanno come se ci fosse ma io sento gli attori, dunque tra me e loro non c’è niente!

 

Eppure, in realtà, da quando ci siamo nascosti dietro quella parete, non ne siamo più usciti e quel che c'è di peggio è che non ci siamo mai accorti che quella parete non esiste (non è mai esistita!).

 

Allora se bombardarla ci dispiace, vogliamo provare a digerirla? L’abbiamo bene e a lungo masticata, proviamo a deglutire, così magari la metabolizziamo e poi caghiamo i residui.

 

Io ci provo.

Ecco qui di seguito uno dei miei residui:

 

 

Ci sono due attori: Gino e Pino che provano a vestire i panni di due personaggi: A e B.

Poi c’è S  (spettatore) e poi c’è 

Q.P. (quarta parete)

 

 

1) A e B parlano tra loro e fanno finta che S non c’è.

 

(questa è una situazione accettata per convenzione, ma di per se ridicola. A e B sono altresì Gino e Pino, i quali non possono non sapere che S è lì presente davanti a loro). Ma tant’è, prendiamola per buona:

 

S è tranquillo, può anche pensare d’essere davanti alla televisione.

Q.P. regna sovrana.

 

 

2) A, in maniera dolce e progressiva si rivolge a S rimanendo A, mentre B, isolato, prosegue la sua azione ignorando ciò che sta accadendo:

 

S comincia ad entrare nel misterioso mondo del “che cos’ mi rappresenda?” 

Q.P. inizia ad avere problemi di identità.

 

 

3) A, sempre in maniera dolce e progressiva scivola in Gino e si rivolge a B proprio nei panni di Gino e B risponde non più come B, ma come Pino! Parlano tra loro in forma privata, come se S non esistesse:

 

S annaspa, mentre 

Q.P. si ringalluzzisce convinta d’esser stata riedificata.

 

 

4) Gino e Pino si rivolgono ad S e parlano proprio con lui, mettendo in atto una reale interruzione dello spettacolo:

 

S si ringalluzzisce perchè entra nel gioco, mentre 

Q.P. ha un crollo nervoso.

 

 

5) Gino, sempre parlando con S, in maniera dolce e progressiva rientra nei panni di A e passa morbido da S a Pino che nel frattempo , grazie ad un piccolo scarto fisico, si trova pronto a rispondere come B:

 

S è forse piacevolmente stupito poichè sta capendo il gioco, mentre 

Q.P. ha gia avviato la procedura di autodistruzione.

 

 

(I casi 1, 2, 3, 4, 5 ed altre sfumature, sono stati messi in atto durante lo spettacolo “Mit Lenz”, nell’infantile tentativo di rilevare e far rilevare che la quarta parete non esiste).

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