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Studium e punctum 2

...ripartiamo dunque da qui:

L’allestimento di uno spettacolo è l’allestimento di un apparato.
(Apparato : Le idee, l’organizzazione dello spazio, il testo, la luce, i climi che attraverso tempi e ritmi si cerca di realizzare)
L’apparato è l’unica cosa che si può garantire. L’apparato è dunque associabile all’idea di studium (ogni lavoro andrebbe chiamato “studio”)

Il teatro invece è quella cosa che si presume, si spera che accada (qui e ora!!!), quell’indicibile che solo chi si sottopone al patibolo della scena può (ma non è garantito) averne esperienza. L’alea.
L’alea del punctum.

La realizzazione dello studium è atto volontario. L’attore lo costruisce attimo per attimo, lo dipana partendo dal suo inizio e dirigendosi verso la sua fine, l’attore è attivo, va, cioè, va verso il suo “studium”.
Invece la comparsa fugace del teatro è un movimento inverso: il teatro, come il punctum di Barthes, trafigge d’improvviso l’attore e di conseguenza il pubblico, che viene trafitto a sua volta e contagiato dalla ferita dell’attore.
Quanto più l’attore riesce a tenere aperta la ferita, tanto più è manifesta la sua maestria.

Ma che non si pensi al miracolo (anche se a volte ci vien di chiamarlo così),
poichè la posizione dell’attore non è passiva, non è in attesa, di una “visitazione”.

Il compito dell’attore è sempre attivo.
Lo è certamente nella costruzione dello studium (apparato) ma lo è anche nel perseguire inderogabilmente un desiderio:  il desiderio di incontrare il “punctum”.
Questa attività consiste nel tenersi costantemente pronto, calmo, vigile, ricettivo, attento, aperto.
E se errore e distrazione vengono a visitarci, passare oltre leggeri, poichè gli inciampi sono deleteri, mortali, vanno dimenticati nell’attimo stesso in cui accadono (…se l’officiante inciampa, il rito non riesce… E.Zolla).

Quando si incontra Il punctum si incontra il teatro e questo è “indicibile”.

Ma solo l’indicibile è sintomo della prossimità con l’arte.

Infatti :

Mentre il poeta tenta di dire l’indicibile  (è dunque colui che si assume il compito più difficile, il “fallitore per eccellenza”, il “principe dell’impossibile”),
il musicista tenta di farlo ascoltare,
il pittore tenta di farlo vedere, 
l’attore tenta di farlo sentire.

V. Claudienko

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