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ANCORA FOUR LITTLE PACKAGES

(lettera a tutti)

È questa la prima volta che provo a parlare di un mio lavoro.

La cosa si rende forse per me necessaria, poiché noto con piacere che si tratta di lavoro di difficile lettura.

Che cos’è Four Little Packages?

Uno spettacolo? Quattro spettacoli? Conferenze? Teatro? Buffet? Dove si vuole arrivare? A Iggy Pop? Insomma si può sapere a cosa stiamo assistendo?

 

Sinceramente una piccola indicazione di partenza c’era. 

 

Morganti accoglie i suoi ospiti dicendo: “Buonasera, benvenuti a questo spettacolino di varietà a sfondo culturale” (dove “spettacolino” è chiaramente messo lì proprio per non dire “spettacolo”).

 

A onor del vero va detto che purtroppo il pubblico di un festival è interamente composto da addetti ai lavori, ma si tratta di una condizione e non certo di una scelta (ho già avuto modo di parlare del rapporto che un attore ha con il mondo intero, comincio ad essere un po’ stanco). Anzi, non è esatto, tutti addetti ai lavori eccetto uno, un mio vicino di casa che non essendo mai stato a teatro si è divertito moltissimo e mi ha detto: “Ma che bello! Dunque è questo il teatro?”

Ho dovuto dirgli di no, che non era quello, o meglio per me si, per me, per altri non so.

 

Ma torniamo sul pezzo, che ci stiamo perdendo in questioni troppo utili.

Quel che forse può disorientare in Four Little Packages, è che viene completamente sottratto quel che da qualche parte è stato invece annunciato.

Si è detto “conferenza spettacolo” ma è una bugia. A volte ho detto Lecture performance, ma non è vero neanche questo (sto preparando il quinto Little Package che ha come tema LECTURE PERFORMANCE e che parla della lecture performance in tutte le sue accezioni geografiche).

 

È che mi piace scherzare, ma son scherzi innocui, e molti altri ve ne sono, sparpagliati qua e là, a cominciare dalla scheda, dove quel “Concept and flashboard gripping” non significa assolutamente nulla.

È vero dunque, non si tratta di conferenze spettacolo, perché è proprio quest’ultimo ciò che viene (finalmente) abolito.

In Four Little Packages non si fa finta di “non recitare”, ma si tenta di recitare riducendo la dimensione mimetica ai minimi termini.

(E naturalmente lo spazio dell’ “accadimento” è affidato alla lettura e non alla conferenza)

 

Sto inoltre cercando di capire se quel che dico da un po’ di tempo può esser vero e cioè: se l’atto di studiare e l’atto del recitare coincidono, va a finire che ci si diverte assai! (ecco, in passato l’ho detto in modo un po’ più serioso, ma ora basta, che chi non sa ridere non è persona seria).

 

Dunque il format delle quattro conferenze è così composto:

 

1) semplice ascolto di un pezzo musicale (5        min. circa) + 

2) conferenza a tema + 

3) intervento di un ospite + 

4) lettura di testi teatrali (o altro)

 

che corrisponde a:

 

1) panino +

2) sambuca +

3) frappè +

4) cioccolatino

 

Vediamo come lo “spettacolo” svanisce rendendo difficile e nel contempo eroico qualunque tentativo di parlare di Four Little Packages (il lavoro più bello ed importante che ho fin qui realizzato) 

 

1) Ascoltare 5 minuti di musica non è   spettacolo (è semmai teatro dei suoni o della   memoria).

2) Seguire una conferenza che tenta (seppur inutilmente) di dire i sensi originari del teatro, non è  spettacolo.

3) Ascoltare un ospite che pur di offrire il suo contributo non esita a darsi in pasto ad un sagomatore non è spettacolo.

4 Sprofondare di punto in bianco in Woyzeck costruendo all’impronta ritmo e giocando con la grana della voce nel tentativo di catturare teatro, non è certamente spettacolo.

 

Tra l’altro il momento finale (n.4) è cercare, a freddo e senza trucchi, di dar forma a ciò di cui fino a quel momento si è solo teorizzato.

 

 

SENTIRE IL TEATRO 

 

Se si vuol sentire il teatro si può (e forse si deve) chiudere gli occhi, ma non è la radio, dunque non si può non esserci, i corpi devono essere tutti nello stesso luogo e con tutti i sensi in attività.

Ma le note ora si fan dolenti.

Purtroppo sappiamo che il teatro è quella cosa che è più facile fallire che catturare, ma è anche quella cosa che è piuttosto comune non riuscire a sentire.

 

A tale proposito cito un estratto dalla conferenza n.4 (SPETTATORE)

 

Naturalmente si tratta di una sensazione e una sensazione non può raggiungere la dignità di una prova. Il teatro quando accade non rilascia pezze d’appoggio e dunque vanifica per sua stessa natura qualunque tentativo di descrizione, di giudizio e di documentazione, a differenza dell’apparato (e cioè lo spettacolo), che invece è perfettamente documentabile, riproducibile, commentabile, giudicabile ecc.

 

Annuncio ora solennemente, oltre alla preparazione in corso d’opera di “Fifth little package - Lecture Performance” anche un successivo “Sixth Big Package - Teatro e Jazz”.

 

Abbraccio tutti con calore.

 

 

 

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